• 1. Nedo Fiano, il profumo della memoria - di Raffaella Calandra

  • Feb 3 2021
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1. Nedo Fiano, il profumo della memoria - di Raffaella Calandra  Por  arte de portada

1. Nedo Fiano, il profumo della memoria - di Raffaella Calandra

  • Resumen

  • "Quando Dio mi chiederà cos'ho fatto in tutta la vita, risponderò: io ho ricordato". Ogni giorno, ci sono stati un numero sul braccio, dei buchi sulle gambe, ma anche un mattone e un profumo a riportare  Nedo Fiano  al dovere della memoria.

    Figlio di ebrei della media borghesia fiorentina, con un padre fervente sostenitore del Duce, fu deportato con tutta la famiglia ad Auschwitz, dopo l'armistizio. Unico a sopravvivere, "perché avevo 18 anni, parlavo tedesco e sapevo cantare", racconta in un'intervista ad Alessandro Milan nel 2008. A salvarlo, a Buchenwald, fu un soldato americano, che profumava di un sapone all'arancia. Un odore, che ha continuato a volere con sé. Come il mattone del forno crematorio 2, dove fu uccisa la mamma.

    Nella vita del dopo, fu la Milano industriale ad offrirgli una nuova occasione, insieme a moglie e figli. Dopo anni di silenzi, Nedo decide di aprire la valigia dei ricordi, davanti a ripetuti episodi di negazionismo e antisemitismo.

    Si è spento nell'anno della pandemia a 95 anni, lasciando a più generazioni il messaggio imparato nei lager: "è nell'ora più buia della notte, che l'alba è più vicina".

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