• Piazza Fontana: il buco nero della Storia italiana | Gli Occhi della Storia

  • Dec 12 2022
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Piazza Fontana: il buco nero della Storia italiana | Gli Occhi della Storia  Por  arte de portada

Piazza Fontana: il buco nero della Storia italiana | Gli Occhi della Storia

  • Resumen

  • A cura di Daniele Biacchessi 12 dicembre 1969. Una bomba ad alto potenziale viene collocata nel centro del salone della Banca Nazionale dell'Agricoltura di piazza Fontana a Milano dove i cosiddetti fittavoli contrattano i loro affari. 17 morti e 88 feriti. E' la strage che inaugura una lunga stagione di attentati di chiara marca fascista che va sotto il nome di “strategia della tensione” che insanguina il nostro Paese da Piazza Fontana alla stazione di Bologna. È il profondo buco nero della Storia italiana. Il 1969 è l’anno degli scioperi, dei cortei di operai e studenti in tutto il paese. Torino, Milano, Genova, il triangolo industriale. È l’anno delle bombe. Dal 3 gennaio al 12 dicembre se ne conteranno 145, una ogni tre giorni. Per 96 la responsabilità accertata è dell’estrema destra. Il 15 aprile ne scoppia una nell’ufficio del Rettore dell’Università di Padova. Il 9 aprile a Battipaglia vengono uccisi 2 lavoratori e 119 persone sono arrestati. Il giorno dopo ci saranno manifestazioni in tutta Italia, accompagnate da violenti scontri con la polizia. Il commissariato di Battipaglia viene dato alle fiamme. Il 25 aprile, alla Fiera di Milano, un ordigno provoca il ferimento di venti persone. In agosto vengono piazzati dieci ordigni sui treni:otto esplodono e colpiscono dodici passeggeri. A Pisa, il 27 ottobre, durante una manifestazione contro i colonnelli greci, uno studente rimane ucciso da un candelotto lacrimogeno lanciato dalla polizia. Il 19 novembre, a Milano, nel corso di una manifestazione per la casa muore il poliziotto Antonio Annaruma. Siamo in un clima incandescente sul piano politico. Si è appena insediato il secondo governo a guida Mariano Rumor. Il suo vice è Paolo Emilio Taviani. Ministro degli Esteri Aldo Moro,agli Interni Franco Restivo. Un monocolore Dc. Capo del Sid è l’ammiraglio Eugenio Henke. Al vertice della polizia c’è Angelo Vicari. Presidente della Repubblica è Giuseppe Saragat. Nel 1969, lo stipendio di un operaio specializzato era di 110mila lire al mese. L’affitto medio di un appartamento a Milano e Roma ammontava a 35 mila lire al mese. La Fiat 500 lusso costava 525 mila lire. Una tazza di caffè al bar costava 50 lire. Un litro di benzina 75 lire. 12 dicembre 1969, mancano tredici giorni a Natale. È quasi sera ma Milano è illuminata a giorno. I grandi magazzini sono sfavillanti. Le compere e gli acquisti. Le luminarie addobbano il centro che sembra un carnevale. Migliaia di persone stipate in pochi metri tra corso Vittorio Emanuele, piazza Duomo e piazza San Babila vanno su e giù, osservano le vetrine. Ci sono gli zampognari e i venditori di caldarroste. Ai bar del Barba e Haiti servono espressi in continuazione. La gente transita nei pressi del Teatro alla Scala. Quella sera rappresentano Il barbiere di Siviglia. C’è ressa davanti al Rivoli per Un uomo da marciapiede e all’Excelsior per Nell’anno del Signore. Il freddo entra nelle ossa, con il bavero alzato e i guanti presi da Crippa, quel morbido pullover di cachemire comprato da Schettini e quella cravatta acquistata poco prima da Avolio. Magari un cappello, un Barbisio, un Borsalino. I giovani stanno tutti in Galleria Passerella da Fiorucci per gli ultimi arrivi alla moda. Tutti noi italiani ci sentiamo felici, immortali, allegri, innocenti. A un tratto un forte e dirompente boato rompe quella strana ubriacatura invernale. Giunge dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana. Sette chilogrammi d’esplosivo vengono compressi in una cassetta metallica, poi inseriti dentro una valigetta nera, tipo ventiquattro ore. E’ collocata proprio al centro del salone dove gli agricoltori contrattano i loro affari. La gelignite è attivata da un timer. 12 dicembre 1969, piazza Fontana, il giorno dell’innocenza perduta. Diciassette morti, ottantotto feriti. Alle 16.37 siamo già vecchi. Fortunato Zinni lavorava alla Banca Nazionale dell'Agricoltura. Lo conosco da tanto tempo. Ai tempi dell'attentato era un dirigente sindacale, poi negli anni amato sindaco di Bresso. Fu lui il primo testimone della strage dall'interno della banca. L'obiettivo della Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano non è casuale come mi ricordava alcuni fa Francesca Dendena, figlia di Pietro Dendena, nei giorni in cui cercava la verità sulla morte di suo padre. Il paese è attonito, martoriato. Nessuno crede a quelle immagini che la televisione trasmette. Frammenti di guerra, scene che sembrano venire da lontano, da un altro paese. Cosa contengono i minuti dopo una strage? Esistono silenzi che spesso sono fin troppo densi di rumori che si annullano a vicenda. Silenzi, attimi, tempo che sembra non passare mai. Frasi, azioni, gesti, sguardi, la vita degli agricoltori di Piazza Fontana si è fermata, ibernata. Statue di sangue e dolore che non hanno più un’anima, impietrite ti guardano come per chiedere un aiuto, come vite sospese che non sono più carne e parole. Quelle statue che paiono di ...
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