Questa è l'Europa  Por  arte de portada

Questa è l'Europa

De: Corriere della Sera
  • Resumen

  • Le elezioni europee di giugno decideranno in che direzione andremo nei prossimi cinque anni. Con una pandemia e una guerra dentro i confini del Continente, il mondo è cambiato dal voto del 2019. Che Europa siamo, e che Europa diventeremo? La redazione Esteri del Corriere e i suoi corrispondenti hanno cercato una risposta viaggiando insieme ai fotografi di Prospekt da un punto all’altro dell’Unione per raccontare i grandi temi del dibattito politico e sociale: le cose che ci uniscono e quelle che ci dividono, le buone e le cattive pratiche, i problemi che ci riguardano tutti, le soluzioni che possono diventare comuni. “Questa è l’Europa” è un progetto lungo dieci settimane, declinato in tutte le piattaforme del Corriere della Sera: oltre a questa serie podcast, sul giornale e sul web.
    Questa è l'Europa è un podcast della redazione Esteri del Corriere della Sera scritto da Alessandra Coppola
    Direzione artistica: Samuele Pellecchia
    Producer: Francesco Merlini
    Mix, Sound Design e musiche originali: Federico Chiari
    Coordinamento: Francesco Giusti
    Audio in presa diretta per la prima puntata: Pietro Masturzo


    Il progetto è stato cofinanziato dall'Unione europea nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo nell'ambito della comunicazione. Il Parlamento europeo non ha partecipato alla sua preparazione e non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto, né si considera da essi vincolato. Gli autori, le persone intervistate, gli editori o i distributori del programma ne sono gli unici responsabili, conformemente al diritto applicabile. Inoltre il Parlamento europeo non può essere ritenuto responsabile di eventuali danni diretti o indiretti derivanti dalla realizzazione del progetto.
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Episodios
  • 10. Svezia, Estonia. L’Europa che si prepara alla guerra
    May 29 2024
    Da quando, due anni fa, la Russia ha invaso l’Ucraina, una guerra dentro i confini dell’Unione europea non è più un’ipotesi tanto irrealistica, avvertita soprattutto sul fianco est della Nato. Svezia ed Estonia si preparano a questo scenario. La Svezia è stata, dopo la Finlandia, l’ultimo Paese a entrare nell’Alleanza atlantica: sono finiti più di 200 anni di neutralità perché il «non allineamento», pur parte dell’identità nazionale, non era più ritenuto sufficiente di fronte all’aggressività russa. Le esercitazioni militari — ci hanno spiegato i soldati del battaglione che ha il compito di difendere Stoccolma, in addestramento tra i boschi — saranno sempre più frequenti: bisogna farsi trovare pronti, e questo traina la già imponente industria bellica nazionale, sviluppata durante la Guerra Fredda per garantire la sicurezza del Paese. Una strategia simile si incontra in Estonia. A Tallinn la guerra in Ucraina è «una questione esistenziale», che richiama il passato da non ripetere della dominazione sovietica. Qui tutti i ragazzi sono tenuti a fare sei mesi di leva, ma è l’intero Paese a mobilitarsi per la sua sicurezza, attraverso la Lega per la difesa dell’Estonia, che ha sezioni in ogni villaggio e fa esercitazioni ogni fine settimana. Secondo il governo estone, «un esercito comune europeo c’è già: è quello della Nato».
    Con Alessandra Coppola, Andrea Marinelli, Paolo Salom.

    Il progetto è stato cofinanziato dall'Unione europea nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo nell'ambito della comunicazione. Il Parlamento europeo non ha partecipato alla sua preparazione e non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto, né si considera da essi vincolato. Gli autori, le persone intervistate, gli editori o i distributori del programma ne sono gli unici responsabili, conformemente al diritto applicabile. Inoltre il Parlamento europeo non può essere ritenuto responsabile di eventuali danni diretti o indiretti derivanti dalla realizzazione del progetto.
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    41 m
  • 9. Portogallo, Lettonia. Paesi che si svuotano, città che esplodono
    May 22 2024
    Un pezzo d’Europa che si svuota e uno che sembra saturo dal punto di vista abitativo. Al Portogallo, negli ultimi anni, è riuscito quello che gli economisti hanno riconosciuto come un «miracolo»: per tirarsi fuori da una crisi gravissima, ha promosso politiche finalizzate ad attrarre turisti e cittadini abbienti da altri Stati, con i cosiddetti «golden visa», poi i pensionati e oggi è infine meta di nomadi digitali e investitori in criptovalute. Così a Lisbona la bolla immobiliare, con palazzi riconvertiti a Airbnb e altri che restano vuoti mentre sale il loro valore nominale, ha trascinato verso l’alto il prezzo degli affitti, più che in altre capitali altrettanto inflazionate. Per converso, la Lettonia cerca di contrastare un’erosione demografica: «Siamo a cinque minuti dalla mezzanotte», è la metafora, dove «mezzanotte» vuol dire sparire. Tanti giovani cercano fortuna in un estero di prossimità, cioè i Paesi dell’UE confinanti, e per invertire la tendenza non può bastare la retorica nativista e nazionalista sul «fare più figli», mentre sui timori delle famiglie pesa (anche) la vicinanza geografica della Russia...
    Con Alessandra Coppola, Simone Sabbatini, Marta Serafini.

    Il progetto è stato cofinanziato dall'Unione europea nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo nell'ambito della comunicazione. Il Parlamento europeo non ha partecipato alla sua preparazione e non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto, né si considera da essi vincolato. Gli autori, le persone intervistate, gli editori o i distributori del programma ne sono gli unici responsabili, conformemente al diritto applicabile. Inoltre il Parlamento europeo non può essere ritenuto responsabile di eventuali danni diretti o indiretti derivanti dalla realizzazione del progetto.
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    44 m
  • 8. Austria, Olanda. La rabbia degli attivisti e l’orgoglio degli agricoltori
    May 15 2024
    Cosa significa, oggi, essere «verdi» in Europa? In Austria gli attivisti per il clima come Lena Schilling entrano nel partito dei Verdi, che ha quarant’anni di storia, mentre gli ex studenti dei Fridays for Future, a cinque anni dagli scioperi scolastici, si alleano con i sindacati e gli autisti dei mezzi pubblici. Ma c’è anche il «fianco radicale», incarnato dal movimento Ultima Generazione, che cerca di scuotere il dibattito politico con azioni «antipatiche», imbrattando i quadri o bloccando strade. Nei Paesi Bassi, secondo esportatore di prodotti agricoli al mondo, gli allevatori si oppongono alle rigide regole fissate dai politici di città «lontani dalla campagna», che prevedrebbero l’abbattimento di circa la metà dei capi di bestiame, sostenendo un partito nuovo come il BBB, il movimento dei contadini cittadini. Qui il termine «polder», oltre ai terreni sottratti al mare, può riferirsi al pragmatismo di trovare soluzioni: scientifiche o di compromesso. Un modello, oggi in crisi, da cui i Paesi Bassi — e l’Europa — possono ripartire.
    Con Alessandra Coppola, Marilisa Palumbo, Matteo Castellucci.

    Il progetto è stato cofinanziato dall'Unione europea nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo nell'ambito della comunicazione. Il Parlamento europeo non ha partecipato alla sua preparazione e non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto, né si considera da essi vincolato. Gli autori, le persone intervistate, gli editori o i distributori del programma ne sono gli unici responsabili, conformemente al diritto applicabile. Inoltre il Parlamento europeo non può essere ritenuto responsabile di eventuali danni diretti o indiretti derivanti dalla realizzazione del progetto.
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    45 m

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