Scudo (in)crociato  Por  arte de portada

Scudo (in)crociato

De: Gabriele Maestri
  • Resumen

  • Nel 1994, mentre la scena politica italiana era in tempesta, il partito che ha governato l'Italia per oltre 40 anni, la Democrazia cristiana, volle cambiare il nome. Tre decenni dopo, tanti democristiani sono rimasti (e sono finiti quasi ovunque), ma da oltre un quarto di secolo si combatte una guerra inesauribile sulla vecchia denominazione e sul simbolo storico dello scudo crociato.
    Gabriele Maestri, costituzionalista e curatore del blog www.isimbolidelladiscordia.it, racconta passo a passo - anche grazie ai materiali audio concessi da Radio Radicale - la diaspora democristiana e gli scontri elettorali e giudiziari nel nome della Dc. Ogni quindici giorni, una nuova puntata di una storia incredibile e difficile da dipanare, che non sembra avere fine.
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Episodios
  • Ep. 12 - (Pen)ultime notizie sul risveglio
    Dec 31 2023
    I tentativi di riattivare la Democrazia cristiana, anche dopo i verdetti negativi dei giudici del 2013-2015, si moltiplicano: il più interessante trova una possibile via nel codice civile (art. 20), che consente a un decimo degli associati di ottenere la convocazione dell’assemblea di un’associazione, rivolgendosi al presidente del tribunale. Un gruppo di persone (tra cui Nino Luciani e Alberto Alessi) a metà del 2016 interpella ancora il Tribunale di Roma, presentando circa 200 firme di persone che nel 2012 – in vista del secondo XIX congresso, poi invalidato – avevano confermato la loro iscrizione alla Dc. Il percorso è lungo, ma stavolta il tribunale convoca l’assemblea degli iscritti, fissandola per il 26 febbraio 2017 all’Ergife: la riunione si svolge, parecchio movimentata, sceglie come guida temporanea Gianni Fontana, fino al 14 ottobre 2018, quando - al terzo XIX congresso - diventa segretario Renato Grassi.
    La pace, però, non torna tra i “democristiani non pentiti”. Mentre l’Udc continua a esistere e operare (sia pure in formato ridotto rispetto al passato) e Gianfranco Rotondi centra di continuo la rielezione in Parlamento (grazie a sigle diverse), la Dc di Fontana e di Grassi non riesce a partecipare con lo scudo crociato alle elezioni politiche del 2018; soprattutto, da più parti si ritiene viziato il congresso del 2018 e c'è chi è convinto di averlo revocato. In vista delle elezioni anticipate del 2022, le Democrazie cristiane che presentano il simbolo sono ben quattro, ma l’unico ammesso è quello della Dc di Grassi, che sostituisce lo scudo con un drappo crociato: nel 2023 la segreteria passa da Grassi a Totò Cuffaro, fresco di riabilitazione e le liti su nome e simbolo ripartono. Offrendo nuove (pen)ultime notizie a una storia che sembra infinita.
    La registrazione dell'assemblea del 26 febbraio 2017 è personale; l'intervento di Grassi al congresso del 2018 è stato tratto dal canale YouTube di Luigi abbate; la dichiarazione di antonio Cirillo è stata raccolta dall'emittente TvCity. L'intervento di angelo Sandri è tratto da un filmato della pagina Facebook della sua Democrazia cristiana; la dichiarazione di Totò Cuffaro viene da Tv Europa. Sono tratte invece dall'archivio di Radio Radicale le interviste a Gianfranco Rotondi e Cuffaro, realizzate da Lanfranco Palazzolo.
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  • Ep. 11 - Le strade dopo la Cassazione
    Dec 8 2023
    La sentenza della Cassazione del 2010 dovrebbe chiudere la contesa giuridica sulla Democrazia cristiana, ma c’è chi non si arrende, con la convinzione che per i giudici il destino del partito, mai sciolto, sia nelle mani degli iscritti del 1993: solo loro potrebbero risvegliare la Dc, magari attraverso gli organi usciti dall’ultimo congresso (il XVIII, celebrato nel 1989). Il primo tentativo lo fa nel 2011 Publio Fiori: chiede di nominare un curatore speciale per la Dc, ma la Procura della Repubblica di Roma nega che il partito sia privo del rappresentante legale. Altri cercano di ripartire dall’ultimo organo che si era espresso sul cambio del nome (il 29 gennaio 1994), il consiglio nazionale: scelgono la strada dell’autoconvocazione e il 30 marzo del 2012 riuniscono a Roma quel che resta del consiglio, eleggendo come segretario l’ex ministro Gianni Fontana. Il gruppo celebra (di nuovo) il XIX congresso e muove i primi passi verso le elezioni del 2013, ma il Tribunale di Roma ferma tutto: i membri del consiglio non sono stati convocati personalmente e non si è rispettato lo statuto nel percorso verso il congresso. Tutti i passi compiuti per ridare vita allo scudo crociato risultano dunque inutili, ma ci vuole altro per scoraggiare i “democristiani irriducibili” e "non pentiti", che trovano il modo di querelare Maurizio Sarri e studiano altre strade.
    Tutte le registrazioni incluse nell'episodio sono tratte dall'archivio di Radio Radicale, tranne quella del consiglio nazionale della Dc del 30 marzo 2012 (caricata su YouTube dalla stessa Dc di Fontana) e le parole di Ettore Bonalberti, tratte dalla presentazione del suo libro Demodissea per il sito www.isimbolidelladiscordia.it (26 settembre 2020).
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  • Ep. 10 - Sospesi nel voto (e tra le carte bollate)
    Nov 21 2023
    Dopo la “sentenza Manzo” del 2006, per la Democrazia cristiana guidata da Giuseppe Pizza sembra più semplice operare indisturbata, sperando di poter usare indisturbata il nome e lo scudo crociato. Intanto la XV legislatura finisce dopo soli due anni e alle elezioni del 2008 - quelle del Pd e del Pdl come sfidanti principali - la Dc si schiera con Silvio Berlusconi; il simbolo, però, viene comunque bocciato per confondibilità con lo scudo crociato dell'Udc (che non ha accettato di confluire nel Pdl e corre da sola).
    Un'ordinanza del Consiglio di Stato a sorpresa riammette provvisoriamente la Dc meno di due settimane prima del voto: per varie ore le elezioni rischiano seriamente di essere rinviate (come le regionali in Friuli Venezia Giulia di dieci anni prima), in un groviglio politico, giuridico e costituzionale. Dopo un colloquio con Berlusconi, Pizza prima rinuncia ad avere 30 giorni di campagna elettorale, poi ritira la liste "per il bene del paese": nel quarto governo Berlusconi, Pizza diventa sottosegretario all’istruzione.
    Tra il 2009 e il 2010, in compenso, si definiscono i contenziosi che nel 2006 avevano portato a due sentenze contrastanti del tribunale di Roma in pochi mesi: nel 2009 la Corte d’appello conferma che il cambio di nome della Dc nel 1994 è stato deciso da organi incompetenti con atti “inesistenti”, che non possono fondare usi esclusivi dello scudo crociato per Cdu e Udc; neanche la Dc-Pizza, però, può impedire ad altri di usare il suo nome e il suo simbolo, non avendo dimostrato di essere la Democrazia cristiana “storica”. Il verdetto, che scontenta tutti, è confermato nel 2010 dalla Cassazione a sezioni unite: la sentenza, tra l’altro, precisa che le delibere che hanno rinominato la Dc come Partito popolare italiano, pur viziate, restano valide perché il Ppi – cioè la Democrazia cristiana, a dispetto del nuovo nome – non era parte del processo. Sembra la parola "Fine"; in realtà la storia è pronta a ripartire.
    Tutte le registrazioni incluse nell'episodio sono tratte dall'archivio di Radio Radicale, tranne il servizio iniziale di SkyTg24 (2 aprile 2008), un breve estratto da Striscia la Notizia (3 aprile 2008) e un estratto della puntata di Porta a Porta del 3 aprile 2008 (comunque presente su Radio Radicale).
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