Episodios

  • Angelo Leogrande- La Condanna alla Povertà per i Paesi a Basso Reddito
    Dec 8 2025
    Vi sono dei rilevanti cambiamenti nelle politiche economiche volte allo sviluppo dei paesi poveri. E’ quanto emerge dall’articolo Goldberg, P K and M Ruta (2025), “The Changing Nature of International Trade and its Implications for Development”, NBER Working Paper 34283, forthcoming in Handbook of Development Economics. Gli autori fanno notare che effettivamente il cambiamento delle tecnologie, delle politiche industriali nei paesi occidentali e la rivalità tra Cina e Usa rendono praticamente impossibile per i paesi a reddito pro-capite medio basso accedere alla crescita economica attraverso le esportazioni. Innnazitutto perché la manifattura oggi è robotizzata. Ovvero gli industriali non cercano più paesi dove localizzare per ridurre il prezzo della manodopera semplicemente perché usano i robot al posto della manodopera. E la sostituzione dei robot con gli operai si sta espandendo dall’automotive al tessile che è in genere un driver per l’industrializzazione dei paesi a basso reddito. In secondo luogo la componente dei servizi nel commercio internazionale cresce sempre di più anche se questo mercato è inaccessibile per i paesi a reddito pro capite basso. Perché ? perché per fare l’economia dei servizi serve capitale umano qualificato e specializzato che è mancante in genere nei paesi a reddito pro-capite basso, con eccezione dell’India. Inoltre i paesi occidentali oggi non sono più favorevoli alla delocalizzazione e a cedere tecnologie e know-how a paesi poveri. Anzi al contrario stanno investendo per la re-industrializzazione. E quindi gli investimenti diretti esteri per i paesi poveri diminuiscono sempre di più. Inoltre c’è la questione del climate change. Molti paesi in via di sviluppo insistono in aree fragili nel senso del cambiamento climatico. E tale rischio climatico riduce ulteriormente gli investimenti. Infine la rivalità tra USA e Cina sta dividendo il mondo in blocchi. E non ci sono molti incentivi ad investire da parte del blocco USA nei paesi poveri che spesso stanno nel blocco cinese.
    Insomma per i paesi poveri inizia una fase difficile nella quale il commercio internazionale rischia di non essere più un driver per la crescita come pure è accaduto nel caso di Cina, Corea del Sud, Taiwan, e Vietnam.

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    49 m
  • Angelo Leogrande-La Globalizzazione Unica Via per l'Occidente
    Dec 7 2025
    I dati relativi alle città europee nel confront tra il 2001 ed il 2021 mettono in evidenza un arretramento importante delle aree metropolitane e delle aree rurali. Resistono esclusivamente le aree urbane delle città capitali di stato. Una delle motivazioni che potrebbero spiegare questo arretramento delle città europee potrebbe essere connesso alle tante crisi che la globalizzazione ha vissuto dal 2000 in poi. Possiamo individuare varie crisi della globalizzazione. Innanzitutto c’è stata una crisi politica negli anni 2000 quando la sinistra attaccava la globalizzazione intesa come uno strumento di egemonia americana sui paesi in via di sviluppo e di nuova industrializzazione attraverso l’applicazione del cosiddetto Washington Consensus ovvero della convergenza di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale sulle politiche economiche e gli interessi della White House. Poi c’è stata la crisi economica e finanziaria del 2007-2008, ovvero la Great Financial Crisis. In quel periodo immediatamente si iniziò a parlare di de-globalization ovvero di fenomeni di riduzione della globalizzazione anche per difendersi dall’importazione di crisi finanziarie e di instabilità generate nei mercati finanziari. Poi c’è stato il Covid che ha messo per la prima volta in crisi le catene del valore a livello internazionale. Per la prima volta il reperimento di prodotti e servizi che sembravano di disponibilità immediata è stato sottoposto a limitazioni di scarsità. Mascherine e respiratori polmonari sembravano beni impossibili da costruire, trasportare e commercializzare. In seguito poi la guerra russo-ucraina, le guerre di Israele nel Medio-oriente, l’attacco degli USA all’Iran, e le tensioni nel pacifico tra USA e Cina hanno messo la parole fine alla globalizzazione. Una fine che poi è stata certificata dall’amministrazione Trump attraverso le politiche dei dazi che sono stati imposti a tutti paesi sia alleati, che non allineati, che competitors. Oggi parlare di globalizzazione appare una utopia. Sono lontanissimi i giorni nei quali si poteva scegliere di lavorare, vivere e studiare alternativamente a Londra, Hong Kong o Singapore, passando per partner russi o facendo un viaggio di lavoro nel medioriente senza timore di finire bloccati in una guerra o nella sospensione dei diritti umani e delle libertà economiche e civili. E a pagare il prezzo di questo sono state soprattutto le città europee. Prima erano parte di una rete internazionale. Ora non lo sono più. Le città sono state costruite come luoghi aperti all’internazionalizzazione. Ogni arretramento sulla linea della globalizzazione colpisce inevitabilmente anche le città. Con le loro imprese, università, e con il loro sistema turistico e dei trasporti. L’unica via per il rilancio delle città occidentali è riprendere la globalizzazione, progettando un mondo nel quale il commercio internazionale sia ancora libero ed aperto a tutti. Ben sapendo che il commercio internazionale non è un gioco win-win. Che ci sono vincitori e sconfitti. E che nonostante questo è sempre preferibile alla guerra e alla sua macabra ombra di morte e distruzione.

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    44 m
  • Angelo Leogrande-Perché è Sbagliato Calcolare le Ore di Lavoro
    Nov 9 2025
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    30 m
  • Angelo Leogrande-Riduzione della Produttività Asiatica nel Tech
    Oct 27 2025
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    26 m
  • Angelo Leogrande-Produttività E Commercio Internazionale
    Oct 27 2025
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  • Angelo Leogrande-AI Market Value
    Oct 16 2025
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    34 m
  • Angelo Leogrande-La Maledizione delle Terre Rare
    Oct 15 2025
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    35 m
  • Angelo Leogrande-Non-Conventional Contidional Budgeting
    Oct 15 2025
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    38 m