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Cronache Stories

By: Cronache di spogliatoio
  • Summary

  • Calcio, cuore, passione, orgoglio, appartenenza. In un'unica parola: emozioni.
    Cronache di spogliatoio
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Episodes
  • La TRISTE storia di ADRIANO l'imperatore
    Apr 29 2024

    La TRISTE storia di ADRIANO l'imperatore “Adriano! O garoto de 17 anos entrou no jogo e no primeiro lance empata a partida no Morumbi!”. Il telecronista brasiliano si esalta perché sul prato del Morumbi di San Paolo è nata la classica stella, il diamante grezzo ma purissimo, i cui margini di miglioramento si vedono a occhio nudo, e uno s'immagina il massimo. Qualcosa che forse può andare persino oltre Ronaldo il Fenomeno, che nel 2000 si trova nel pieno del suo personale calvario e qualcuno inizia a sospettare che ormai sia il passato. Il 6 febbraio 2000 Adriano debutta con la maglia rubro-negra del Flamengo in una partita valida per il Torneo Rio-Sao Paulo, lanciato in campo al posto di Mauro Fonseca detto Maurinho – con la A. L'idea dell'allenatore Paulo Cesar Carpegiani si ripaga all'istante, dopo pochi minuti, con il primo gol della carriera da professionista del non ancora Imperatore. Gli addetti ai lavori già lo conoscono, perché tre mesi prima, novembre 1999, ha fatto parte dei 18 convocati del Brasile ai Mondiali Under 17, in Nuova Zelanda, Mondiali vinti proprio dal Brasile in finale contro l'Australia: lui non ha mai segnato, ma è stato l'attaccante titolare della Seleçao in semifinale e in finale, in un'edizione senza grosse stelle, in cui il capocannoniere, il ghanese Ishmael Addo, avrà una carriera anonima spesa tra Israele, Cipro e India. E il numero 10 del Brasile si chiama Cacà, ma non è quello che pensate voi: si scrive con due C, c-a-c-a, e nemmeno lui farà grossa strada. Questo Adriano lo conosce anche l'Inter, che in Nuova Zelanda ha spedito un osservatore, Adelio Moro, che l'ha prontamente segnalato alla società. Potrebbe arrivare già nel gennaio 2001, su spinta ulteriore di Salvatore Bagni, ma la crisi economica in Sudamerica rallenta le operazioni e a quel punto l'Inter di Marco Tardelli, piuttosto male in arnese, preferisce puntare sull'usato sicuro, Marco Ferrante. Ma adesso, per immaginare i primi sei mesi dell'anno solare 2001, pensate a un montaggio alternato in cui, mentre il convalescente Ronaldo non gioca un solo minuto in partita ufficiale, e mentre l'Inter arranca tra risultati umilianti, contestazioni e motorini lanciati dal secondo anello, Adriano scala alla velocità della luce il suo personale Pan de Azùcar, il Pan di Zucchero che domina Rio de Janeiro. Sulla panchina del Flamengo è seduto ora una leggenda come Mario Zagallo, 70 anni, che addestra Adriano a diventare qualcosa di spaventoso. Al Mondiale Under 20 in Argentina, estate 2001, fa cose eccezionali: segna due gol all'Iraq, uno al Canada, due all'Australia, uno al Ghana. L'Inter capisce che non si può più aspettare e impalca col Flamengo un'operazione di fantasia carioca: una triangolazione con il Paris Saint Germain con cui detiene le due metà del brasiliano Vampeta, un pacco epocale che nell'Inter ha fatto in tempo a giocare otto partite ufficiali prima di sprofondare nell'oblio. Ma ecco che Vampeta torna utile: il Flamengo lo acquista scambiandolo con due giocatori. Così al PSG va l'attaccante Reinaldo, 22 anni, e all'Inter, appunto, va Adriano.

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    31 mins
  • Inter-Borussia: LA LATTINA IN TESTA a Boninsegna che cancellò l’1-7
    Apr 16 2024

    Nell'autunno del 2020, quando l'Inter di Antonio Conte li ha incontrati nel girone di Champions League, i tifosi del Borussia Monchengladbach hanno tenuto un comportamento un po' insolito, quasi eccessivo per i luoghi comuni di una curva del Nord Europa. Si sono radunati sotto l'hotel dell'Inter fino alle 4 del mattino, cantando cori e sparando fuochi d'artificio per tenerli svegli, e a un certo punto hanno esposto uno striscione: “Ricordati Inter: things go better with Coke”. Le cose vanno meglio con una Coca-Cola. Che strano. Guerrilla marketing? Pubblicità nemmeno tanto occulta? O è una battuta? E dov'è la battuta? Per capire l'inside joke, bisogna conoscere la storia. Una storia di quasi 50 anni prima. Nell'ottobre del 1971 il mondo ascolta per la prima volta “Imagine” di John Lennon, ma poi non sempre si comporta di conseguenza. Anche il mondo del calcio, anzi l'Europa del calcio, che si fa avvelenare da una battaglia legale senza precedenti. Il 20 ottobre 1971 l'Inter va a giocare a Monchengladbach la partita d'andata degli ottavi di Coppa dei Campioni, contro un Borussia travolgente che trionfa 7-1: ma l'Inter di fatto si è fermata dopo mezz'ora, quando Boninsegna è stato colpito da una lattina di Coca Cola lanciata dagli spalti, è stato portato fuori in barella e naturalmente è stato sostituito. Convinti di avere già partita vinta a tavolino, i giocatori dell'Inter hanno alzato le braccia dal manubrio e si sono lasciati sommergere. Ma a fine partita, con grande sorpresa, i dirigenti nerazzurri scoprono che i codici europei non funzionano come quelli italiani, e che non c'è alcun punto del regolamento che norma una situazione del genere. Insomma, varrà il risultato del campo: e l'Inter si è inconsapevolmente lasciata andare. 7-1. Bel guaio. E come si dice in questi casi?

    Ah sì: Better Call Prisco.

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    22 mins
  • La magia del PESCARA di Galeone ||| Dal nulla al SOGNO
    Apr 8 2024

    È esistito un tempo, prima dello streaming e di Livescore, prima degli spezzatini e delle Dirette Gol, prima di Sky e Tele+, in cui le partite di campionato si potevano seguire solo in tre modi: allo stadio, alla radio - Tutto il Calcio Minuto per Minuto - oppure al Televideo. E qui magari ai più giovani di voi dovrei spiegare che cos'è il Televideo, ma per non farla troppo lunga do per assodato che lo sappiate: si andava a pagina 202 e si rimaneva lì a fissare lo schermo, aspettando che i risultati delle varie partite si mettessero a lampeggiare, segno che era stato appena segnato un gol. Poi, per scoprire il marcatore, si andava nella pagina apposita della partita, e così via per tutto il pomeriggio. Bene, quel pomeriggio del 13 settembre 1992 il Televideo sembrava impazzito: lampeggiava di continuo come il cielo di un temporale estivo, e soprattutto una partita su nove sembrava fuori controllo. Pescara-Milan: l'unico primo tempo della storia della Serie A a essere finito 4-4. Metodo classico di sceneggiatura: si parte dal fondo, e poi si risale. Nel giugno del 1986, mentre in Messico un Diego sta trascinando l'Argentina al titolo Mondiale, in Abruzzo un altro Diego fa retrocedere il Pescara in Serie C all'ultimo minuto dell'ultima giornata: si chiama Diego Zanin ed è il numero 16 della Triestina, che vince all'Adriatico al 90' e fa sprofondare il povero Delfino in un futuro incertissimo, lontano dalla magia della Serie A che aveva assaporato sul finire degli anni Settanta. Però, per fortuna del Pescara, l'estate 86 non è solo l'estate di Maradona, ma anche del Totonero-bis, che travolge un pezzo di Serie A e mezza Serie B, compreso il Palermo, finito quintultimo e inoltre minato da una grave crisi economica che non gli farà superare l'estate. Il Pescara vive in apnea tutto luglio e agosto; formalmente è in Serie C, ma fissa speranzoso quella X inserita nei calendari di Serie B. Il direttore generale Franco Manni non vuole farsi troppe illusioni e ha allestito una rosa di ragazzini, con pochi reduci dall'ultima disgraziata stagione e un allenatore di 45 anni, pescato dalla SPAL, serie C1 girone A, dove allena da due anni e ha concluso la stagione al sesto posto, molto lontano dal Parma di Arrigo Sacchi che ha vinto il campionato. Ma di Giovanni Galeone c'è un dettaglio che ha colpito Manni: il primo anno a Ferrara aveva fatto due punti in sei partite, era stato esonerato, ma dopo un mese e mezzo i giocatori l'avevano rivoluto. I giocatori non stanno mai dalla parte dei silurati, quindi questo Galeone doveva avere dei numeri. Tre, in particolare: 4-3-3, il sistema di gioco con cui diverte e si distingue in una categoria paludata come la serie C, con il tridente Gustinetti-Bresciani-Trombetta in leggero anticipo di qualche anno sul Foggia di Zeman: “L'unico da cui ho copiato”, ammetterà sempre lui, “è stato il maestro Liedholm”.

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    26 mins

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