• Episodio 5 - OLIMPIA RACCONTA - LO SPIRITO OLIMPICO

  • Jul 25 2024
  • Length: 11 mins
  • Podcast

Episodio 5 - OLIMPIA RACCONTA - LO SPIRITO OLIMPICO  By  cover art

Episodio 5 - OLIMPIA RACCONTA - LO SPIRITO OLIMPICO

  • Summary

  • Ciao e grazie per aver scelto l'ultimo episodio della terza edizione di Olimpia Racconta! Oggi parliamo di un valore che sta alla base dei Giochi: lo spirito olimpico. Un valore che trascende i confini, unisce i popoli e celebra l'umanità. Il calendario di Olimpia Racconta torna indietroal 1936, in un mondo sull'orlo del baratro. È l'epoca della Germania nazista, del fascismo italiano e della guerra civile in Spagna. Un clima tutt'altro che idilliaco, e proprio in questo contesto si svolgono a Berlino i Giochi della XI Olimpiade. Un'edizione controversa, segnata dalla propaganda nazista e dall'ombra del razzismo. Ma in mezzo a tanto buio, una luce di speranza si accende: l'amicizia tra Jesse Owens, un giovane atleta afroamericano che gareggia per gli Stati Uniti, e Carl Ludwig "Luz" Long, un saltatore in lungo tedesco. Jesse Owens è destinato a entrare nella storia per le sue incredibili prestazioni: 4 medaglie d'oro che infrangono i sogni di superiorità razziale di Hitler. Luz Long è un atleta talentuoso, ma soprattutto un uomo leale e generoso. Durante la gara di salto in lungo, Owens si trova in difficoltà. Ha già commesso due falli e rischia l'eliminazione. Quel momento di sconforto viene notato dall’atleta tedesco Long che decide di avvicinarsi ad Owens per offrirgli un consiglio prezioso, un'indicazione sulla tecnica che permette all’alteta afroamericano di qualificarsi al turno successivo. Owens non solo si qualifica ma vince anche la medaglia d'oro, battendo proprio Long che si aggiudica l'argento. Ma il vero trionfo è l'amicizia che nasce tra i due atleti, un legame che va oltre le competizioni, oltre le barriere razziali e politiche. Il gesto di Luz Long all’Olimpiadi del 1936 incarna alla perfezione lo spirito olimpico… sopratuttutto se inquadrato in quell’anno, 1936, un anno che vede iniziare il lento deterioramento delle relazioni internazionali sul palcoscenico europeo, con avvenimenti che di lì a pochi anni avrebbero condotto al secondo conflitto mondiale. In questo clima tutt’altro che idilliaco, Berlino si appresta a vivere i Giochi olimpici. Si, proprio quella Germania nazista e razzista avrà il paradossale compito di incarnare, almeno per alcuni giorni, gli ideali di fratellanza universale propri dello spirito di Olimpia. Una scelta “figlia” della Repubblica di Weimar, a nulla valgono le proteste del presidente americano Franklin Delano Roosevelt che vorrebbe un cambio di sede. Ma nulla di fatto, si va a Berlino. Il 1 agosto del 1936 hanno così inizio le Olimpiadi soprannominate “naziste”; Giochi che inizialmente lo stesso Hitler avrebbe fatto volentieri a meno di organizzare, salvo poi tornare sui propri passi dopo aver sentito il parere del proprio Ministro per la Propaganda, Joseph Goebbels, il quale riesce a far comprendere al führer i vantaggi, in termini di propaganda e prestigio, che l’occasione olimpica porta con se. Ed è così che l'organizzazione dei Giochi Olimpici del 1936 viene curata nei minimi dettagli dal regime nazista. Come ogni altro totalitarismo, Hitler vuole usare lo sport come un potente strumento di propaganda per "mostrare" al mondo la superiorità dell' "uomo nuovo" forgiato dal regime. Anche il documentario "Olympia" della "regista del regime" Leni Riefenstahl è pensato per celebrare la magnificenza nazionalsocialista e del popolo tedesco in una sinfonia di forme e fisici perfetti. Durante i giorni della kermesse olimpica (dal 1° agosto al 16 agosto del 1936), persino l'antisemitismo viene "silenziato ", con scritte razziste cancellate dai muri tedeschi. Ma tutto questo non basta a fermare la storia. Nel 1936, a "guastare" i sogni di grandezza di Hitler, arrivano le vittorie di un giovane atleta afroamericano che gareggia per gli Stati Uniti: Jesse Owens. James Cleveland Owens, nato nel 1913 in Alabama, è un ragazzo che ha conosciuto la povertà e la discriminazione. Ma è anche un atleta di talento straordinario, capace di correre più veloce del vento e di saltare più in alto di chiunque altro. A Berlino, Owens stupisce tutti vincendo ben 4 medaglie d 'oro: nei 100 metri, nel salto in lungo, nei 200 metri e nella staffetta 4x100. Un record incredibile che dimostra al mondo la falsità delle teorie razziali di Hitler. Ma la vera vittoria di Owens è l'amicizia che nasce con Carl Ludwig Long, un saltatore in lungo tedesco. Long è l'incarnazione del perfetto "uomo ariano" secondo il regime nazista: alto, biondo, occhi azzurri. Ma è anche un uomo di grande sensibilità e lealtà. Durante la gara di salto in lungo, Owens rischia l'eliminazione dopo due salti nulli. È in quel momento che Long gli si avvicina e gli offre un prezioso consiglio tecnico, permettendogli di qualificarsi per il turno successivo. Owens vince la medaglia d'oro, battendo proprio Long che si aggiudica l'argento. Ma il vero trionfo è l'abbraccio tra i due atleti, un gesto che sfida il razzismo e ...
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