• Ep. 18: NATO, a cosa e a chi serve oggi?
    Jul 10 2024
    La NATO com’è oggi non basta più. 75 anni fa era nata per “tenere gli americani dentro, i russi fuori e i tedeschi sotto” secondo le parole di Lord Ismay, primo Segretario Generale. Ma oggi gli Stati Uniti pensano a espandere la difesa comune agli alleati dell’Indopacifico per bloccare la Cina. Mentre i paesi europei vedono allontanarsi la copertura americana senza essere pronti a proteggersi da soli. La soluzione, allora, più che l’allargamento – col rischio di quinte colonne interne (vedi l’Ungheria di Orbán che si defila dall’aiuto all’Ucraina) – potrebbe essere la ripartizione delle aree di competenza nel contenimento della massa euroasiatica, riorientando il futuro dell’Alleanza verso i nostri interessi.

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  • Ep. 17: Che succede in Francia dopo il fallimento di Macron?
    Jul 3 2024
    Da studentessa in Sorbona ho visto sorgere il sogno macroniano. Oggi assistiamo al tramonto della sua formula centrista. La Francia è un paese sempre più polarizzato fra estrema destra ed estrema sinistra e il rischio di scontri e proteste di piazza è alto. Per due vie opposte, la crisi sociale ed economica è entrata nelle istituzioni e le sta conducendo allo stallo. Con un parlamento appeso e un presidente indebolito, considerato voce arrogante di quella élite non in contatto con la gente comune. Cittadini che si sentono declassati, sfiduciati, e che in parte temono un attacco alla propria identità nazionale. E quando lo Stato è debole, il protagonismo internazionale, la “grandeur” francese soffre.

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  • Ep. 16: Chi vuole e chi può cambiare l’Unione Europea
    Jun 26 2024
    Il nuovo volto dell’Unione Europea non verrà deciso questi giorni a Bruxelles. Anche perché se tradizionalmente politici e funzionari sono ben capaci di giocare al risiko dei nomi per la prossima Commissione, non lo sono affatto alla definizione di una strategia europea. Ma cos’è nel nostro interesse? Gli Stati Uniti, nostro principale alleato, pare lo sappiano bene: per la prima volta ci vogliono più autonomi, armati e pronti a difenderci da soli. E pure ostili a Russia e Cina. Due potenze che con la guerra in Ucraina, la penetrazione nel mercato europeo e l’intrattenimento di legami speciali con singoli Stati membri, invece, attentano alla coesione interna perché certi che un interesse comune europeo, in realtà, non potrà mai esistere. Â

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  • Ep. 15: Cuba 2.0, americani di nuovo sotto assedio?
    Jun 19 2024
    Nei rapporti fra potenze esiste un canale di dialogo noto come «diplomazia della violenza». Non è esattamente quello che sta avvenendo fra i tre grandi della Terra in questi giorni, ma quasi. Le dimostrazioni sulla disponibilità all’uso della forza sono aumentate. È successo ad esempio con l’attracco di un gruppo navale russo, incluso un sottomarino a propulsione nucleare, a Cuba, cortile di casa e storico tallone d’Achille degli americani perché fuori dalla sfera di influenza a stelle e strisce. Russi e cinesi si sentono insidiati da Washington rispettivamente in Ucraina e a Taiwan, spazi che Mosca e Pechino considerano casa loro. Presentandosi a Cuba - i primi con navi da guerra e i secondi, forse, con spie - restituiscono le attenzioni ricevute.

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  • Ep. 14: L’Europa giocata a calcio
    Jun 12 2024
    Cominciano gli Europei 2024 in Germania. E noi tutti tiferemo gli azzurri che proveranno a difendere il titolo conquistato nel 2021. Perché appassionati o no, il calcio resta un fattore identitario, specialmente nei paesi europei, ma con una forza di proiezione universale. Forse uno dei pochi strumenti di soft power mai davvero «made in USA». Uno sport che solletica i cuori, le tasche, i mercati e pure le ambizioni delle superpotenze. Al punto che la Cina, forse credendoci un po’ troppo, ha adottato una strategia ben precisa per scalarne la vetta. Così la Russia, che fra oligarchi e Mondiali ha pensato di fare del campo da gioco un terreno di incontro diplomatico, guerra in Ucraina a parte.

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  • Ep.13: Abbiamo perso il Mare Nostrum?
    Jun 5 2024

    A Roma le redazioni dei giornali, le tv e i palazzi del potere sono in fermento. Tutti aspettano i risultati del voto europeo per capire quale testa salterà e quali saranno le nuove nomine. In pochi si chiedono se cambierà davvero qualcosa per il ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo. Anche perché a leggere i programmi elettorali, le idee sembrano scarse e confuse. Se c’è una cosa però che non cambierà è la base fondamentale che dovrebbe essere all’origine di qualsiasi strategia italiana: il Mar Mediterraneo. Conteso fra russi, cinesi e non solo. Abbiamo perso anche il Mare Nostrum?

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  • Ep.12: La schizofrenia delle linee rosse in Ucraina
    May 29 2024
    Jons Stoltenberg non decide niente dentro la Nato, gli americani sì. E a Washington di quel che ha detto il Segretario NATO se ne sta discutendo: è ora di permettere agli ucraini di attaccare obiettivi militari in Russia anche con le nostre armi? Finora è stata una linea rossa dell’amministrazione Biden, ma quella in Ucraina è la guerra delle linee rosse abbattute (impazzite?). Nelle ultime ore, poi, dietro ai timori di un’escalation inevitabile, dello scontro diretto fra NATO e Russia, molti cominciano a discutere di piani di pace, di negoziati. Qualcosa che fa meno rumore, ma che serve di più. Putin con una proposta arrivata attraverso fonti della Reuters (e non per canali diplomatici, così da poterla poi smentire ufficialmente), Pechino con un piano concordato col Brasile, Zelensky col prossimo summit sulla pace in Svizzera. Il problema è che tutti vogliono finire questa guerra alle proprie condizioni.

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  • Ep.11: Papa Francesco, stratega della pace
    May 22 2024
    Qualche giorno fa ho incontrato Bergoglio. Per la prima volta, il Capo della Chiesa Cattolica ha deciso di presenziare all’Arena di Pace storicamente organizzata a Verona con centinaia di movimenti popolari e oltre 12 mila persone. E a me è stato chiesto di presentare l’evento. Non è un caso né una circostanza che Francesco decida adesso di esporsi apertamente a sostegno della diplomazia e del negoziato contro l’idea delle guerre inevitabili. È la strategia del suo pontificato ai tempi della “terza guerra mondiale a pezzi”, espressione da lui coniata nel 2014. Una visione, la sua, che allontana il pontefice da quella di “Cappellano dell’Occidente”, intestazione che ha rifiutato categoricamente imprimendo al futuro della Chiesa una svolta nuova. Al prezzo di venire accusato di essere filorusso, antiamericano e pure filocinese. Cosa c’è di vero?

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