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  • Erri De Luca - "Diavoli custodi" - Intervista di Loredana Lipperini
    May 30 2024

    Erri De Luca: scrittore, poeta e traduttore. I suoi libri sono tradotti in più di 30 lingue. Autodidatta in swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento reinterpretandone il significato. DIAVOLI CUSTODI: Dall’incontro di due personalità eccezionali nasce un libro unico e prezioso, che affianca a trentasei racconti di Erri De Luca altrettanti disegni (in bianco e nero e a colori) dell’artista Alessandro Mendini. Un duetto che rimanda a una nostra tradizione forte – basti pensare al connubio fra Rodari e Munari – e che qui comincia sempre con un’illustrazione, da cui poi il racconto prende liberamente l’abbrivio. “Quello che scrivo,” dice De Luca, “dipende dal riflesso di uno che è preso alla sprovvista.” E a stupire, a spiazzare sono quei disegni che fanno spalancare gli occhi come uno strappo nel cielo, fanno sentire nudi “come quei due nel primo giardino, dopo l’assaggio scippato dall’albero della conoscenza”, perché “la suggestione è una manifestazione della verità”. Erri De Luca e Alessandro Mendini iniziano quasi per gioco – ispirandosi ai disegni di un bambino caro a entrambi – e poi via via stabiliscono fra loro un dialogo di forme e parole serrato e ricco di senso, tracciano sulla pagina le proprie paure, le tentazioni, le fiere ostinazioni, e tutto un vivace campionario di “mostruosità terrestri”. Compongono dunque un libro di eroismi quotidiani che scandaglia, attraverso percorsi tutt’altro che logici e prevedibili, il nostro più profondo sentire: facendoci avvertire il fiato dei mostri dietro le nostre spalle e al contempo consegnandoci le chiavi del serraglio dentro cui tenerli a bada.I mostri sono i diavoli custodi dell’infanzia, nessun angelo può tenerli a bada.


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  • Luciano Canfora - "Un errore dannoso: ignorare il passato" - Intervista di Loredana Lipperini
    May 29 2024

    Luciano Canfora: filologo di fama internazionale. Insegna Filologia greca e latina presso l’Università di Bari. Fa parte del Comitato scientifico della “Society of Classical Tradition” di Boston e della Fondazione Istituto Gramsci di Roma. Dirige la rivista «Quaderni di Storia» e la collana di testi “La città antica”. Fa parte del comitato direttivo di «Historia y critica» (Santiago, Spagna), «Journal of Classical Tradition» (Boston), «Limes (Roma)». I suoi testi spaziano dall’antichità all’attualità rivista sempre in chiave storica. Molti dei suoi libri sono stati tradotti in USA, Francia, Inghilterra, Germania, Grecia, Olanda, Brasile, Spagna, Repubblica Ceca.

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    1 hr and 15 mins
  • Stefano Mancuso - "Le meraviglie del pianeta verde"
    May 28 2024

    Stefano Mancuso: saggista e docente all’Università di Firenze, è uno dei maggiori esperti internazionali del mondo vegetale. Direttore dell’International Laboratory of Plant Neurobiology (LINV) e membro fondatore dell’International Society for Plant Signaling & Behavior.

    Tutto comincia e finisce con le piante. Dalla possibilità di vivere su questo pianeta al piacere di ascoltare la voce di un violino, all’inizio di ogni storia c’è sempre una pianta. La maggior parte di queste rimangono per sempre sconosciute – come l’abete rosso che regalò a Stradivari il legno per i suoi 14 violini. Altre, per caso o perché legate a persone o avvenimenti che hanno colpito l’immaginario degli uomini, hanno avuto per fortuna una storia diversa che stiamo qui a raccontare. Un giorno al compositore inglese Sir Edward Elgar venne chiesto da dove provenisse la sua musica. La risposta fu: «La mia idea è che ci sia musica nell’aria, musica dappertutto intorno a noi, il mondo ne è pieno e ne puoi prendere ogni volta tutta quella di cui hai bisogno». Lo stesso accade per le piante che, come la musica per Elgar, sono letteralmente dappertutto e per scriverne non si deve far altro che ascoltare le loro storie e raccontarle. Tutte quelle di cui abbiamo bisogno. È così che è nato questo libro, scrivendo storie di piante che intrecciandosi agli avvenimenti umani si legano le une alle altre nella narrazione della vita sulla Terra. Perché le piante costituiscono la nervatura, la mappa (o pianta) sulla base della quale è costruito l’intero mondo in cui viviamo. Non vederla, o ancora peggio ignorarla, credendo di essere al di sopra della natura, è uno dei pericoli più gravi per la sopravvivenza della nostra specie.

    Stefano Mancuso: saggista e docente all’Università di Firenze, è uno dei maggiori esperti internazionali del mondo vegetale. Direttore dell’International Laboratory of Plant Neurobiology (LINV) e membro fondatore dell’International Society for Plant Signaling & Behavior.

    Tutto comincia e finisce con le piante. Dalla possibilità di vivere su questo pianeta al piacere di ascoltare la voce di un violino, all’inizio di ogni storia c’è sempre una pianta. La maggior parte di queste rimangono per sempre sconosciute – come l’abete rosso che regalò a Stradivari il legno per i suoi 14 violini. Altre, per caso o perché legate a persone o avvenimenti che hanno colpito l’immaginario degli uomini, hanno avuto per fortuna una storia diversa che stiamo qui a raccontare. Un giorno al compositore inglese Sir Edward Elgar venne chiesto da dove provenisse la sua musica. La risposta fu: «La mia idea è che ci sia musica nell’aria, musica dappertutto intorno a noi, il mondo ne è pieno e ne puoi prendere ogni volta tutta quella di cui hai bisogno». Lo stesso accade per le piante che, come la musica per Elgar, sono letteralmente dappertutto e per scriverne non si deve far altro che ascoltare le loro storie e raccontarle. Tutte quelle di cui abbiamo bisogno. È così che è nato questo libro, scrivendo storie di piante che intrecciandosi agli avvenimenti umani si legano le une alle altre nella narrazione della vita sulla Terra. Perché le piante costituiscono la nervatura, la mappa (o pianta) sulla base della quale è costruito l’intero mondo in cui viviamo. Non vederla, o ancora peggio ignorarla, credendo di essere al di sopra della natura, è uno dei pericoli più gravi per la sopravvivenza della nostra specie

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    1 hr and 27 mins
  • Piero Martin - "Errori memorabili" - Intervista di Marino Sinibaldi
    May 27 2024

    Piero Martin: è uno dei maggiori esperti di fusione termonucleare. Professore ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Padova, saggista e divulgatore scientifico

    STORIE DI ERRORI MEMORABILI: in questo libro scopriremo storie affascinanti di chimica, biologia, medicina e soprattutto di fisica, dal punto di vista di chi sbaglia. Incontreremo scienziati come Fermi, Einstein e Pauling e studiosi quasi ignoti. Scoprire che anche i grandi della scienza hanno sbagliato sarà una iniezione di ottimismo. Spesso si considera la scienza il regno della certezza e della verità. Invece, il dubbio e l’errore sono fondamentali per il progresso del sapere in ogni settore. E, come accade nella vita di ogni giorno, anche nella scienza l’errore si presenta sotto molteplici forme: c’è l’errore che è motore di nuove conoscenze, ma anche quello frutto dell’ideologia o della fretta. C’è l’errore riconosciuto e quindi fecondo, ma anche quello testardo. Viviamo in un mondo che con l’errore ha un rapporto difficile. Oggi più che mai è importante rivalutarlo: lunga vita all’errore!


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    1 hr
  • Vera Gheno - "Grammamanti, immaginare futuri con le parole" - Intervista di Sergio Labate
    May 26 2024

    Vera Gheno: sociolinguista e saggista italiana, specializzata in comunicazione digitale. Collaboratrice dell’Accademia della Crusca, dal 2012 ne ha curato l’account Twitter.

    GRAMMAMANTI, IMMAGINARE FUTURI CON LE PAROLE: le parole sono centrali nelle nostre vite e dischiudono infinite opportunità. Per questo dovremmo instaurare con loro una vera e propria relazione amorosa, sana, libera, matura. Perché le parole ci permettono di vivere meglio e ci danno la possibilità di cambiare il mondo. Chi può definirsi grammamante? Chi ama la lingua in modo non violento, la studia e cosí comprende di doverla lasciare libera di mutare a seconda delle evoluzioni della società, cioè degli usi che le persone ne fanno ogni giorno parlando. Essere grammarnazi significa difendere la lingua chiudendosi dentro a una fortezza di certezze tanto monolitiche quanto quasi sempre esili; chi decide di abbracciare la filosofia grammamante, invece, non ha paura di abbandonare il linguapiattismo, ossia la convinzione che le parole che usiamo siano sacre, immobili e immutabili. Perché per fortuna, malgrado la volontà violenta di chi le vorrebbe sempre uguali a loro stesse, le parole cambiano: alcune si modificano, altre muoiono, ma altre ancora, nel contempo, nascono. E tutto questo dipende da noi parlanti: non c’è nessuna Accademia che possa davvero prescrivere gli usi che possiamo farne; siamo noi a deciderlo e permettere il cambiamento. È tempo di smettere di essere grammarnazi e tornare ad amare la nostra lingua, apprezzandola per quello che davvero è: uno strumento potentissimo per conoscere sé stessi e costruire la società migliore che vorremmo.


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    58 mins
  • Alessandro Bergonzoni - "Sviste, abagli e strafalconi: quali diferenze? L'errorismo nel contemporaneo"
    May 25 2024

    Alessandro Bergonzoni: poliedricoartista, autore e attore teatrale. Sperimentatore linguistico ed esploratore del comico, è una delle menti più originali dello spettacolo italiano.

    Sviste, abagli e strafalconi. Quali diferenze? L’errorismo nel contemporaneo è il titolo della lectio tenuta per il festival Macerata Racconta

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    1 hr and 11 mins
  • Premio Strega 2024 - "La dozzina" - Intervista di Loredana Lipperini
    May 24 2024

    SONIA AGGIO
    ADRIAN BRAVI
    PAOLO DI PAOLO
    DONATELLA DI PIETRANTONIO
    TOMMASO GIARTOSIO ANTONELLA LATTANZI
    VALENTINA MIRA
    MELISSA PANARELLO
    DANIELE RIELLI
    RAFFAELLA ROMAGNOLO CHIARA VALERIO
    DARIO VOLTOLINI


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    1 hr and 28 mins
  • Paolo Nori – “Dostoevskij contro tutti”
    May 23 2024

    Paolo Nori: scrittore, traduttore e saggista, è uno dei maggiori esperti e traduttori di letteratura russa in Italia. SANGUNINA ANCORA: Tutto comincia con Delitto e castigo, un romanzo che Paolo Nori legge da ragazzo: è una iniziazione e, al contempo, un’avventura. La scoperta è a suo modo violenta: quel romanzo, pubblicato centododici anni prima, a tremila chilometri di distanza, apre una ferita che non smette di sanguinare. “Sanguino ancora. Perché?” si chiede Paolo Nori, e la sua è una risposta altrettanto sanguinosa, anzi è un romanzo che racconta di un uomo che non ha mai smesso di trovarsi tanto spaesato quanto spietatamente esposto al suo tempo. Se da una parte Nori ricostruisce gli eventi capitali della vita di Fëdor M. Dostoevskij, dall’altra lascia emergere ciò che di sé, quasi fraternamente, Dostoevskij gli lascia raccontare. Perché di questa prossimità è fatta la convivenza con lo scrittore che più di ogni altro ci chiede di bruciare la distanza fra la nostra e la sua esperienza di esistere. Ingegnere senza vocazione, genio precoce della letteratura, nuovo Gogol’, aspirante rivoluzionario, condannato a morte, confinato in Siberia, cittadino perplesso della “città più astratta e premeditata del globo terracqueo”, giocatore incapace e disperato, marito innamorato, padre incredulo (“Abbiate dei figli! Non c’è al mondo felicità più grande”, è lui che lo scrive), goffo, calvo, un po’ gobbo, vecchio fin da quando è giovane, uomo malato, confuso, contraddittorio, disperato, ridicolo, così simile a noi. Quanto ci chiama, sembra chiedere Paolo Nori, quanto ci chiama a sentire la sua disarmante prossimità, il suo essere ferocemente solo, la sua smagliante unicità? Quanto ci chiama a riconoscere dove la sua ferita continua a sanguinare?

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    1 hr and 25 mins