Forse inizia tutto qua, il cattivo rapporto tra politica e giustizia. Non dal nostro protagonista, ma dall'intermediario delle informazioni: il giornalismo. Ed è un giornalista quello che incontriamo: Goffredo Buccini fa parte di quel gruppo di giovani cronisti che inizia a seguire l'inchiesta, tra lo scetticismo dei loro capi, convinti come tutti che l'arresto di Mario Chiesa il 17 febbraio del 1992 non avrebbe portato a nulla.

"Uno strumento di tortura". Prima di togliersi la vita soffocandosi con un sacchetto nel 1993, Gabriele Cagliari, presidente dell'Eni finito in carcere con le accuse di corruzione e falso in bilancio, descrive il carcere in questo modo. Lui, Raul Gardini , Sergio Moroni , Renato Amorese sono solo alcuni degli indagati o imputati di Mani Pulite che si sono tolti la vita.

Qualcuno, come Antonio Di Pietro, ha scelto la politica. Altri, come Francesco Greco e Piercamillo Davigo, sono rimasti nella magistratura fino alla fine. C'è uno degli uomini del pool Mani Pulite che ha fatto la scelta più radicale: Gherardo Colombo, dopo anni di riflessioni sull'efficacia della pena, ha lasciato la toga nel 2007, impegnandosi da allora nell'educazione alla legalità. A chi suggerisce che quella operazione fu un disegno politico per scardinare la prima Repubblica replica: "Ci portino le prove. Sono trent'anni che le aspetto"

Nella Milano degli anni 90, Giuliano Pisapia è un giovane avvocato con idee politiche ben precise. È di sinistra, ma questo non gli impedisce di avere uno sguardo aperto ad altre posizioni. L'incontro con Don Giussani e i testi di Don Milani hanno formato il suo pensiero critico. Quando scoppia Mani Pulite, lui è l'avvocato di due imputati eccellenti in un'indagine che ha segnato la fine della Prima Repubblica.

"Una rivoluzione necessaria, un disegno politico, un golpe giudiziario. A trent'anni da Mani Pulite non abbiamo ancora fatto i conti con questa storia. Le biografie di cinque protagonisti di quel momento, le loro riflessioni per comporre un racconto dell'Italia di allora e di quella di oggi".

"Oggi si direbbe che vengo dalla società civile". È uno dei volti più noti della Prima repubblica, della cosiddetta "vecchia politica", ma Paolo Cirino Pomicino è stato prima di tutto un medico. Neurochirurgo, sente la vocazione intorno ai 30 anni, quando viene eletto in consiglio comunale a Napoli, la città nella quale nasce e cresce tra le macerie del dopoguerra. In pochi anni entra in Parlamento e diventa due volte ministro. Quando arriva il maremoto giudiziario, racconta, "io lo sapevo da un anno".