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Rachmaninov: acciaio nelle mani, oro nel cuore

By: Rete Toscana Classica
  • Summary

  • Sergej Rachmaninov è senza dubbio un autore molto noto e amato dal grande pubblico. Ma, a ben vedere, la sua fama – almeno nel nostro paese – è legata soprattutto alle opere che hanno per protagonista il pianoforte, sia da solo che con orchestra. È noto infatti che Rachmaninoff è stato uno dei maggiori pianisti – per qualcuno il più grande – del primo Novecento. Della sua arte interpretativa ci resta oggi una significativa testimonianza discografica. Ma, senza nulla togliere ai suoi capolavori destinati al pianoforte, la sua personalità di musicista risulta decisamente più ampia, complessa e completa. Sono infatti molti i generi nei quali ha dato prova di una straordinaria maestria e personalità creativa. La sua produzione comprende musica sinfonica (dove spiccano le tre Sinfonie, L’isola dei morti e le Danze sinfoniche), sinfonico-corale (Le campane) e cameristica (il Trio elegiaco e la Sonata per violoncello). Si passa dal teatro musicale (con tre opere, Aleko, Francesca da Rimini e Il cavaliere avaro) alla musica vocale da camera (con un buon centinaio di raffinatissime melodie). Per non dire dei due lavori corali direttamente legati al canto liturgico ortodosso, la Liturgia di S.Giovanni Grisostomo e i Salmi. Nei primi venticinque anni della sua vita Rachmaninov è in primo luogo un compositore. Nei successivi venticinque, dopo la definitiva e dolorosissima fuga dalla Russia in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, prevarrà invece – anche per questioni economiche – l’attività di pianista. Questa, in cui ottenne ovunque un incondizionato successo, limitò l’attività creativa a non più di cinque – sia pur importanti – composizioni. Certamente un musicista che, al di là delle sue pagine più eseguite e amate, può ancora riservarci interessanti sorprese. a cura di Francesco Dilaghi,
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Episodes
  • Gli anni giovanili
    Apr 3 2023

    Rachmaninov ha la prima formazione musicale in famiglia. Negli anni giovanili il suo riferimento principale sarà Nikolaj Zverev, maestro severo e generoso ma anche dispotico, grazie al quale fa la conoscenza, fra gli altri, di Caikovskij, da allora per lui oggetto di devota ammirazione. In seguito, dopo la rottura con Zverev, sarà suo cugino, Aleksander Siloti, suo maestro e sostegno nell’ultima fase degli studi accademici. Fin da questa prima fase, accanto al pianoforte (dove spicca il Primo Concerto), Rachmaninov si cimenta con vari generi: dall’orchestra, alla musica vocale da camera, fino alla prima opera teatrale, Aleko.

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  • I primi successi come “libero artista”
    Apr 10 2023

    Finalmente libero dagli schemi impostigli dall’insegnamento accademico, Rachmaninov sviluppa l’attività creativa su vari fronti come “libero artista”. Fra l’altro, l’amicizia con il violoncellista Brandukov è all’origine di alcuni lavori cameristici, tra i quali spicca il grande Trio elegiaque, composto sotto la forte emozione per l’improvvisa morte di Caikovskij. Tra le composizioni pianistiche, ancora nel genere del “pezzo caratteristico” nasce fra l’altro in questi anni giovanili il celeberrimo Preludio in do diesis minore, che lo renderà famoso fin da adesso presso il grande pubblico soprattutto nei paesi anglosassoni.

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  • Il momento della crisi
    Apr 17 2023

    Il clamoroso insuccesso della Prima Sinfonia fa precipitare Rachmaninov in una profonda e duratura crisi depressiva. In questa fase giovanile il musicista si sente e vuole essere riconosciuto soprattutto come compositore più che come pianista. Il primo cimento con il genere più impegnativo della Sinfonia lo aveva assorbito per quasi un anno. Anche grazie all’aiuto di un medico, che praticava l’ipnosi, Rachmaninov riesce a recuperare la sua forza creativa. Le composizioni che segnano questa ritrovata fiducia in se stesso sono la Seconda Suite per 2 pianoforti e soprattutto il celebre Secondo Concerto per pianoforte, che gli apre la via di un successo internazionale.

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