Episodios

  • San Tomaso Agordino
    May 23 2024
    San Tomaso Agordino, il cui centro comunale si situa a un’altitudine di 1082 m, è uno dei sedici Comuni dell’Agordino. Questo meraviglioso Comune sorge principalmente sulla destra idrografica del Torrente Cordevole, arrampicato sulle ripidissime pendici della Catena dell’Auta, in posizione rialzata rispetto al vicino comune di Cencenighe Agordino, alla confluenza delle valli: Val Biois e Val Cordevole. Il Comune di San Tomaso Agordino è uno dei meno popolosi del Cuore delle Dolomiti; nonostante conti solamente seicentocinquanta abitanti, ha una superfice molto estesa. La caratteristica forse più evidente del Comune di San Tomaso Agordino è che la maggioranza del territorio comunale si colloca in marcata pendenza: il centro comunale, la frazione di Celat, si colloca a un’altitudine di 1082 m; l’abitato di Vare, situato sulle sponde del Cordevole, si trova più di 200 m più a valle (a 852 m). Canacéde, la frazione più alta del Comune, è invece situata a 1367 m. San Tomaso Agordino ha mantenuto anche nell’era della globalizzazione il suo aspetto genuino e tradizionale di piccola borgata dolomitica. Le abitazioni più moderne sono spesso affiancate ad antiche case in pietra e originali fienili in legno, i “tabià”, così come chiesette e sacelli, fontane e persino un pozzo: quello di Piaia. La costruzione più famosa di San Tomàs è indubbiamente il cosiddetto “Vaticano“, una grande dimora familiare situata nella frazione municipale di Celat, a pochi passi dalla piazza. Edificato agli inizi del XVIII secolo, il “Vaticano” di San Tomaso Agordino deve il soprannome alle dimensioni, particolarmente notevoli per il tempo e per il luogo. La facciata è meravigliosamente affrescata con gli ex voto tipici delle Dolomiti, e la struttura “a successive aggiunte” dell’edificio risulta molto curiosa e interessante da vedere. Il “Vaticano” rappresenta un eccellente esempio di architettura tipica autoctona delle Dolomiti. San Tomàs, inoltre, fu la dimora della potente famiglia degli Avoscano (o Avoscani), il cui rappresentante di spicco fu Guadagnino Avoscano, protagonisti della storia locale nel XIV secolo. Il grande castello della nobile famiglia, collocato nella frazione che ancora oggi porta il loro nome, Avoscan, seguì anch’esso la veloce ascesa e il conseguente declino della famiglia, scomparendo in silenzio; oggi, nulla rimane di quella costruzione se non la memoria storica. Oltre alle bellezze storiche, San Tomaso offre la possibilità di vivere esperienze uniche immersi nella natura. Basti pensare alla scarica di pura adrenalina che si può provare con la Zipline più alta delle Dolomiti. Il volo, garantito da moderni sistemi di sicurezza, è composto da due tratte continuative con una stazione intermedia. Si tratta di un’esperienza di circa cinquanta minuti di puro divertimento, ad una velocità massima di 80 km/h, per godere di un punto di vista inedito sul paesaggio circostante, sospesi sopra la vallata Agordina, tra il Civetta e le cime dolomitiche più affascinanti. Suggestivo è inoltre il Sentiero delle Dolomiti in miniatura. Grazie ad un progetto patrocinato dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, artisti provenienti da tutto il mondo stanno scolpendo le cime Dolomitiche in blocchi di Dolomia del Serla, estratti dalla cava di San Tomaso. A partire dal 2017, ogni anno si aggiungono nuove sculture che permettono di apprezzare e riconoscere i profili e le forme delle più iconiche cime come le Tre Cime di Lavaredo, il “Cor”, la Civetta e la Marmolada. Accanto alle innumerevoli attività all’aperto, si aggiungono svariate possibilità offerte dallo sport indoor. Il Comune di San Tomaso Agordino, infatti, è fornito di una palestra di roccia indoor, la Vertik Area Dolomiti, altamente innovativa e destinata a divenire un’eccellenza nel settore dell’arrampicata sportiva. Accanto alla Vertik Area Dolomiti non si può dimenticare il Centro Polisportivo Arena 1082, una struttura coperta pensata per la pratica di sport al coperto quali calcetto, pattinaggio e hockey, ma anche per lo svolgimento di eventi sportivi, ricreativi e culturali.
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    5 m
  • Rocca Pietore
    May 23 2024
    Situato nel cuore delle Dolomiti, ai piedi della Marmolada e cuore geografico delle Dolomiti Unesco, Rocca Pietore è il capoluogo dell’omonimo Comune, conta circa 1200 abitanti e, con i suoi settantasei chilometri quadrati di superficie, è uno dei più vasti dell’Agordino ed è una terra di rare bellezze paesaggistiche e naturali. In origine la denominazione del Comune era quella di Roccabruna e pare essere collegata all’esistenza di un maniero o di un fortilizio, oggi non più esistente, sul Sass de la Murada. Proprio questa costruzione giocava un ruolo molto importante nella difesa del territorio agordino e era in costante comunicazione con le vicine fortificazioni di Andraz e di Alleghe. Rocca Pietore è sicuramente uno dei Comuni a maggiore vocazione turistica e condivide la superficie della Marmolada, la Regina delle Dolomiti, con la vicina Val di Fassa in Trentino. A Rocca Pietore appartengono la parete sud, la stazione turistica di Malga Ciapela, la Funivia della Marmolada con le sue articolazioni in quota, Punta Rocca con la terrazza panoramica più alta delle Dolomiti e parte del ghiacciaio. Le attrazioni naturalistiche, a cui si aggiungono un’ottima offerta alberghiera, la possibilità di accedere alla pista più lunga del Dolomiti Superski (“La Bellunese”, con ben dodici chilometri di discesa da brivido), la presenza del più alto museo d’Europa (il Museo Marmolada Grande Guerra a 3000 m) e la celebre Sellaronda o Giro dei Quattro Passi, fanno di Rocca Pietore una delle mete più visitate dell’Agordino e delle Dolomiti. Non si possono dimenticare gli spettacolari Serrai di Sottoguda, situati ai piedi della Marmolada. Si tratta di uno stretto canyon scavato nella roccia dal lento lavorio del torrente Pettorina, lungo circa 2 km, dalle pareti di roccia alte centinaia di metri. Chiusi a seguito della devastazione causata nell’ottobre del 2018 dalla tempesta Vaia, se ne prevede la riapertura, a conclusione dei lavori di ripristino, per l’estate del 2024. Rocca Pietore vanta inoltre una storia di grande indipendenza politica e culturale rispetto alle grandi potenze dell’Europa, che dominavano i territori vicini. Per più di 400 anni, infatti, Rocca Pietore godette di un’indipendenza senza eguali nell’Agordino, rimanendo svincolata sia dalla Repubblica di Venezia che dal Tirolo. Si tratta del periodo della cosiddetta “Magnifica Comunità della Rocca”. La commistione culturale tra la tradizione veneziana da un lato e quella ladina dall’altro è molto sentita agli abitanti del Comune e si manifesta nella parlata, ma anche nelle tradizioni culinarie di luogo. Da non dimenticare le vicende della Prima Guerra Mondiale, che hanno interessato la Marmolada e divenute famose anche grazie alla mitica “Città di Ghiaccio”, ovvero un sistema di gallerie, oggi distrutte per il ritirarsi dei ghiacciai, che i soldati austroungarici realizzarono per rifornire la prima linea senza esporsi ai colpi dell’artiglieria italiana. Frazione molto affascinante di Rocca Pietore, soprattutto per le sue peculiarità architettoniche che sembrano richiamare un gusto orientale, è Bramezza. Secondo una leggenda, nelle prime fasi di vita della Repubblica di Venezia, in questi luoghi furono confinati i prigionieri ottomani, ai quali sarebbe da imputare la contaminazione architettonica propria di Bramezza. Al riguardo non ci sono prove, ma una suggestione sembra trovarsi nel toponimo della vicina Caracoi, molto simile al turco “Kara Koy”, ovvero “Villaggio Nero”. Vera o meno, la leggenda dei Turchi di Bramezza è capace di richiamare in questi luoghi molti curiosi visitatori. Dal 2018, il comune di Rocca Pietore è stato insignito del prestigioso riconoscimento di Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Questo prezioso riconoscimento certifica la qualità dell’accoglienza turistica nel Comune.
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    5 m
  • Chies Alpago
    May 23 2024
    Chies d’Alpago e il suo territorio inserito lungo la valle del Tesa, immissario del Lago di Santa Croce, dominato a nord da una lunga catena montuosa che va dal Monte Teverone al Monte Cavallo e che segna il confine con il vicino Friuli, è un ottimo punto di partenza per itinerari ed escursioni a piedi, in mountain bike o a cavallo. Chies sorge a 718 m di altezza e la sua sede municipale è a Lamosano, posto poco più a settentrione. Una delle più belle località del Comune di Chies, è rappresentata dalla Val Salatis che si addentra fino a oltre Casera Pian di Stele ed è un buon punto di partenza per escursioni sui rilievi circostanti: Monte Cavallo, Cima delle Vacche e Monte I Muri. Minerali, fossili, reperti paleoveneti, esemplari appartenenti al mondo animale che popolano la vallata dell’Alpago e le altre della Provincia di Belluno e reperti d’interesse botanico fanno parte del Museo di storia naturale a Chies, un’importante attrazione del luogo sotto il profilo naturalistico. Tra i reperti conservati nel Museo di Storia Naturale, spicca su tutti una mandibola di Odontoceto, una specie simile al delfino, che popolava l’antico mare dell’Alpago. La prima occupazione dell’area viene fatta risalire all’Età del Ferro, quando la conca dell’Alpago era una palude e i primi nuclei abitativi furono fondati sulle alture, come Clessum, Codenseanum, Lamosanum, Alpagos. Successivamente, con l’epoca longobarda nacque il sistema delle regole, una sorta di amministrazione del territorio, ancora oggi diffusa a Chies. In età comunale, tutto l'Alpago era governato da Belluno e nel 1324 fu eretto a contea sotto l'amministrazione di Endrighetto di Bongaio, che governava dal castello omonimo. È proprio nella frazione di Lamosano che si ergeva il castello di Endrighetto da Bongaio, di cui purtroppo oggi rimane solo qualche rudere. Il Castello del Bongaio è ricordato anche nello stemma comunale che, infatti, presenta raffigurata la torre del castello e accanto una pecora, emblema della pastorizia, principale sostentamento del paese che, ancora oggi, è largamente praticata.
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    3 m
  • Ospitale
    May 23 2024
    Salendo la Valle del Piave, sulla sua sinistra orografica, sorge, a 539 m di altezza, il paese di Ospitale che deve il suo nome all'antico ospizio del XIV secolo, che un tempo accoglieva pellegrini e viandanti e sulla cui facciata è ancora ben visibile una bifora gotica. Ospitale si presenta come luogo di passaggio per raggiungere le altre località più famose del Cadore. La galleria, recentemente aperta al traffico poco dopo Castellavazzo, e la nuova viabile, consentono di raggiungere Ospitale più velocemente. I nuclei abitati espressivi del Comune, oltre al capoluogo, sono quelli di Davestra, Termine di Cadore e Rivalgo. Davestra sorge sull’altra riva del Piave, Rivalgo poco dopo Ospitale verso Perarolo, mentre Termine, un tempo luogo di passaggio obbligato, dopo la costruzione della sopracitata galleria, non risente più del grande traffico dell’Alemagna. Ospitale merita però una visita più approfondita. Sul suo territorio tante sono le testimonianze del passato come l'antico ospizio, il fortilizio di Termine e l'antica strada romana, a testimonianza di come, da sempre, Ospitale sia stata zona di passaggio e di comunicazione tra nord e sud. Molto importante è il sito archeologico di Paluc, situato nei pressi della frazione di Davestra. Si tratta di un villaggio metallurgico risalente al 1000 d.C. circa, dove sono state rinvenute grosse quantità di scorie prodotte dalla lavorazione del ferro, tracce di strutture abitative in pietra, antichi forni e officine. Dai reperti scoperti, pare che il sito di Paluc fosse il più importante centro di produzione del ferro dell'intero Cadore. Altri elementi d’interesse sono la chiesa parrocchiale del 1290 che conserva, tra le altre, una statua realizzata da Valentino Panciera Besarèl, il lavatoio in pietra con copertura in legno nella piazza del paese e la chiesa di Maria Maddalena a Termine, del 1500. Anche da un punto di vista naturalistico, Ospitale offre diverse opportunità: si possono percorrere alcuni facili sentieri adatti a tutta la famiglia o visitare la Riserva Naturale Val Tovanella. Famosa al tempo della Serenissima, Ospitale fu fonte di approvvigionamento di legname, che veniva consegnato a Venezia attraverso il fiume Piave, sulle cui sponde sorsero diverse segherie, che con il tempo sono state abbandonate. Oggi a Ospitale si sono sviluppate un'industria metallurgica e un impianto di cogenerazione a biomassa, con produzione di energia elettrica attraverso gli scarti della lavorazione del legno.
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    3 m
  • Agordo
    May 23 2024
    24 km2 di puro panorama montano, paesaggi mozzafiato e alcune tra le più belle cime delle Dolomiti. Agordo, da sempre, costituisce il centro di riferimento economico e culturale per l’intero comprensorio territoriale, grazie alla presenza dei principali servizi amministrativi e socio-sanitari, ma anche d’importanti attività industriali e commerciali che, negli ultimi anni, si sono ampiamente giovate della grande espansione dell’industria dell’occhiale. La presenza di svariate aziende, tra cui Luxottica con la propria casa-madre, leader di settore sullo scenario internazionale, ha alimentato notevolmente le possibilità occupazionali e di reddito a vantaggio dello sviluppo dell’intero territorio. Agordo, tuttavia, non ha mai smesso di essere una stazione turistica di tutto rilievo, conosciuta per l’equilibrio e la salubrità del suo clima, frequentata anche come base di partenza per le esplorazioni delle innumerevoli bellezze paesaggistiche, ambientali e monumentali presenti nel comprensorio. Superbo è lo scenario naturale di cui si può godere ad Agordo, incastonata tra le più importanti e maestose cime dolomitiche. Sovrastata dalla mole del Framont, l’appendice meridionale del gruppo della Moiazza–Civetta, che ne è anche uno dei simboli, Agordo è il punto perfetto per ammirare la Moiazza, le cime di San Sebastiano, le Cime de Zita, il Monte Celo, la Schiara, le vette dei Monti del Sole, l’imponente Agner, l’Altopiano del Rosetta, le Pale di San Lucano e l’imponente parete meridionale della Marmolada. Dai diversi punti del Comune è possibile inoltre vedere molte altre vette delle Dolomiti, Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO. Non è un caso, quindi, che Agordo fosse stata scelta quale prima sede del Club Alpino Italiano. La fondazione della Sezione “Agordino” del CAI risale al lontano 1868 e la sua sede storica era ospitata presso l’Albergo Miniere, oggi Caffè Miniere, in Piazza della Libertà; dopo oltre un secolo e mezzo, la sede del CAI è ancora presente ad Agordo sul lato opposto della piazza principale. Simbolo di Agordo, è la bella Piazza della Libertà contornata da una lunga teoria di antichi portici che le attribuiscono un tocco tipico, assieme a un’antica fontana con il leone di S. Marco. Un ampio slargo erboso, il cui perimetro è segnato da una doppia alberatura decorativa, è il Broi. Un polmone verde nel cuore di Agordo, dove si tengono alcune fra le principali manifestazioni dell’Agordino. In fondo ad esso si erge il palazzo del Municipio. Si tratta di una costruzione austera realizzata nella seconda metà del secolo scorso. Affascinante è il palazzo Crotta noto più tardi come “de Manzoni”: una significativa villa veneta che si fa ammirare mettendo in mostra, nel giardino e nel parco, diverse statue decorative e all’interno gli affreschi ottocenteschi di Pietro Paoletti. E’ sede di appuntamenti culturali, delle ex scuderie, delle collezioni ottiche e di occhiali della Luxottica con testimonianze e prodotti del settore risalenti a varie epoche. Un tempo, almeno prima della Grande Guerra, il palazzo conservava una buona raccolta di dipinti, ora per lo più dispersi. La chiesa arcidiaconale risale invece al 1513 e sorse nel punto i cui, forse già a partire dal XI secolo, esisteva una struttura ecclesiastica. Fu ristrutturata e ampliata su progetto di Giuseppe Segusini tra il 1836 e il 1852 e consacrata nel settembre dello stesso anno. È intitolata a Santa Maria Nascente la cui festa ricorre l’8 settembre. Le sue decorazioni ad affresco sono di Giovanni de Min. Conserva anche opere di Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, Francesco Frigimelica, Alessandro Varotari detto il Padovanino, Antonio Longo, Matteo Ponzoni, Paris Bordon, Domenico Zanchi, Michelangelo Grigoletti, Casagrande, Besarèl e Brustolon. Di pregio l’organo, opera del Cipriani, e l’oreficeria sacra. Nell’oratorio di San Vincenzo Ferreri a Prompicai sono conservate opere di Gregorio Lazzarini, dello Zanchi e una serie di ex voto di autori ignoti.
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    5 m
  • Seren del Grappa
    May 23 2024
    Seren del Grappa si trova a 386 metri d’altitudine, all’imbocco della valle che penetra fin sotto il Massiccio del Grappa, al di là del torrente Stizzon e in adiacenza alla piana di Fonzaso. Il territorio comunale è vasto e si spinge soprattutto nella parte montana rappresentata da una serie di alture che concorrono a determinare una corona molto interessante che va dai contrafforti del Tomatico, al Peurna, al Roncon e fino all’ampio territorio che sta a settentrione di Cima Grappa. Lo Stizzon è il corso d’acqua principale, attraversa gran parte dell’ambito comunale per unirsi a Feltre con il Colmeda dando origine al torrente Sonna, tributario del Piave. Assieme al capoluogo comunale, fanno riscontro diversi altri nuclei abitati frazionali. Tra questi certamente il più popolato è quello della frazione di Rasai. Il Monte Grappa non è stato solo il terreno di epiche battaglie. È anche un vasto comprensorio montano premiato dall’esistenza di notevoli bellezze paesaggistiche e naturali. Pascoli e boschi, malghe attrezzate, caratteristici sfoiaroj, specie floristiche e vegetazionali interessanti, ambiente geologico con evidenti connotazioni carsiche, abbondanza di bellissimi scorci a nord verso le Dolomiti e a sud, se il cielo è terso, fino alla laguna veneta, fanno di Seren una posto unico. Queste sono alcune delle carte del Grappa al quale fa riscontro la possibilità di escursioni e passeggiate anche alla riscoperta delle vecchie fortificazioni belliche. Infatti, dopo la disfatta di Caporetto avvenuta il 24 ottobre 1917, la linea difensiva italiana si stabilizzò tra il Piave e il Grappa. I combattimenti iniziarono verso la metà di novembre: il Tomatico, il Roncon, il Prassolan, il Monfenera e il Tomba furono le prime montagne a essere teatro dell’avanzata austro-ungarica che tuttavia fu fermata con buoni risultati nonostante la conquista nemica di alcune posizioni. Per alcuni mesi, fu tenuta una guerra di posizione fino al giugno del 1918 quando una grande offensiva delle truppe imperiali mise a dura prova l’apparato difensivo italiano. L’avanzata italiana iniziò in corrispondenza dell’anniversario di Caporetto. L’attacco da parte dell’Armata del Grappa agevolò il compito delle altre armate italiane impegnate sulla linea del Piave. Fu l’inizio dell’epilogo che nel giro di pochissimi giorni portò alla ritirata degli Austro-ungarici, con loro immani perdite, e all’armistizio. Grandissimo fu il tributo che il Comune di Seren del Grappa versò in questa guerra: non solo per i militari e i civili caduti, ma anche per le distruzioni che colpirono tutto il territorio comunale e specialmente la Valle.
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    3 m
  • Sedico
    May 23 2024
    Sedico dispone di un vasto territorio che si adagia sulla destra orografica del Piave, che ne limita il confine meridionale. L’altro corso d’acqua importante, il Cordevole, segna invece una porzione del confine verso occidente, dove si affacciano i comuni di Santa Giustina e di Sospirolo. Il territorio di Sedico si spinge a nord tanto da comprendere gran parte della valle che si addentra verso l’Agordino e porzioni indicative dei monti appartenenti all’ambito del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e diverse valli minori quali la Val di Piero, la Val Vescovà, la Val Chiusa, la Val Fogare, la Val del Mus, la Val Pegolera. La conformazione del territorio è in prevalenza collinosa per la presenza di numerosi declivi che interessano quasi tutti i distretti, tanto a monte quanto a valle. In corrispondenza dei centri abitati maggiori, lungo la S.S. 50 e lungo la statale Agordina si aprono, tuttavia, vaste pianure che hanno consentito la realizzazione di un cospicuo sistema insediativo, mentre altre zone di pianura, non ancora toccate dall’espansione edilizia, si prestano alla tenuta di colture agricole. Particolarmente ameni sono i colli nella zona di Landrìs, quella a ridosso del Piave nella zona di Villiago, Triva, Pasa e soprattutto quelli posti a nord negli ambiti frazionali di Libano, Bolago e Barp. Che Sedico possa contare su una storia lontana è fuori di discussione. Almeno a giudicare dai rinvenimenti effettuati nella zona di Noal che tenderebbero a dimostrare l’esistenza d’insediamenti risalenti all’incirca a tremila anni fa. In epoca romana, il territorio di Sedico, oltre ad essere sicuramente abitato in alcune sue parti, era certamente attraversato da significative vie di comunicazione come la strada Feltre-Belluno passante sull’asse Bribano-Triva-S. Fermo. Il periodo medioevale vide Sedico o meglio, i suoi castelli, al centro di contese specialmente con i Trevigiani. Le cronache del tempo dicono che, nell’aprile del 1196, i Feltrini e i Bellunesi, guidati dal loro vescovo, si portarono al castello di Mirabello e dopo averlo occupato, presero di mira quello di Landredo, dove uccisero molti soldati trevigiani e altri quaranta ne fecero prigionieri. La dominazione della Serenissima animò ben quattro secoli di storia fino alla caduta della Repubblica di Venezia del 1797. Scrigni di piccoli tesori sono le chiese presenti sul territorio. La nuova chiesa arcipretale di Sedico, costruita dal 1930 al 1938 e consacrata nel 1939, conserva tra le altre opere d’arte una Madonna con il Bambino di Francesco Vecellio, fratello di Tiziano e un dipinto recante S. Giovanni Battista, S. Rocco e S. Caterina attribuito incertamente a Pietro Marescalchi. Nell’abside, un grande crocifisso ligneo sovrasta l’organo e l’altare maggiore. La chiesa di Sedico è già citata nella bolla pontificia di Papa Lucio III del 1185: Plebem de Sedico cum capellis suis ed è intestata a S. Maria Annunziata. Nel capoluogo sorge anche la chiesetta di S. Pietro. Altre cappelle dell’ambito parrocchiale sono quelle dei SS. Gervasio e Protasio a Villa, S. Maria Maddalena a Landrìs, S. Antonio Abate a Villiago, S. Lorenzo a Pasa. E ancora la cappella in stile montano-moderno della Madonna della Salute al Boscon e quella di S. Rocco a Prapavei. A Sedico è possibile coniugare escursioni e cultura grazie anche alla presenza di percorsi che portano a scoprire le numerose frazioni e le piccole ricchezze del territorio come le ville: Villa Manzoni a Patt, Villa Rudio, Villa Miari, Villa Bentivoglio e Villa Giacomini - Miari, Villa Crotta e Villa Zuppani; la bella chiesa di S. Nicolò a Bribano del 1502 o la chiesetta di S. Giorgio sul monte omonimo, da cui godere di una bella panoramica sulla vallata bellunese; la Pala Alta e i selvaggi Monti del Sole. Meritano sicuramente una visita il sito panoramico del Castelliere di Noal, una zona archeologica, i cui ritrovamenti testimoniano la presenza di un villaggio paleoveneto (o castelliere) nell'età del bronzo e del ferro; l'antico ospizio di Candaten, posizionato all'interno dell'itinerario tematico "La Via degli Ospizi", con area attrezzata per pic nic e il Museo del 7 Reggimento Alpini situato a Villa De Manzoni.
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    6 m
  • Soverzene
    May 23 2024
    Il comune di Soverzene si trova sulla sinistra orografica del Piave all’altezza di Pian di Vedoja che invece insiste dall’altra parte del fiume poco oltre Ponte nelle Alpi. Il paese sorge a 427 m di altezza, è di piccole dimensioni e per secoli ha patito gravi problemi di isolamento, superati dalla provvida costruzione del ponte che unisce le due rive del Piave avvenuta nel 1929. La località è citata per la prima volta in un documento del 1172. L'insediamento stabile era allora già esistente, ma alla fine del XIII secolo contava solo tre nuclei famigliari. L'esiguità del numero di abitanti contraddistinse il paese per secoli, tanto che nel periodo tra le due guerre mondiali, fu il Comune più piccolo d'Italia. Dall'età medievale la popolazione era organizzata nella Regola, istituzione tipica dell'area bellunese basata sull'assemblea dei capifamiglia, che governava la comunità e gestiva i beni comuni. Nella storia istituzionale Soverzene seguì le sorti di Belluno, entrando a far parte dei domini della Repubblica di Venezia dal 1420 al 1797; caduta la Serrenissima, si succedettero le dominazioni francese e austriaca. La notorietà di Soverzene è principalmente collegata alla grande centrale idroelettrica allocata all’interno di una cavità scavata nella roccia della montagna sovrastante. La parrocchia fu istituita solo nel 1975 ma in precedenza, dal 1799, aveva dignità di curazia. Allora era sottoposta alla giurisdizione religiosa della Pieve di Castellavazzo. La chiesa è dedicata a S. Lorenzo Martire. La struttura originaria risale con ogni probabilità al secolo XV ma nei secoli successivi e in particolare all’inizio del 1600 fu parzialmente rifatta e poi nella seconda metà del 1700 venne demolita e subito iniziarono i lavori di ricostruzione. La consacrazione del nuovo edificio avvenne nel 1864. La chiesa conserva, tra le altre opere, dipinti di Girolamo Moech, due pale attribuite ad Antonio Bettio e ancora delle tele di autore ignoto. Il panorama artistico è completato da alcune opere lignee di rilievo tra cui una significativa ancona d’altare. La chiesa ha un nuovo organo della ditta Chichi. È da segnalare inoltre come chiesetta minore la Grotta della Madonna di Lourdes. Nonostante le modeste dimensioni, a Soverzene trovano sede alcune aziende di livello industriale e artigianale che operano nel comparto dell’occhialeria, dei processi galvanotecnici, dell’edilizia, della lavorazione del legno e della ristorazione.
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    3 m